E una mattina di quelle lente. Sono ancora a letto, prendo il telefono e mi appare una pubblicità di quelle dove ci sono ragazze bellissime che dormono su soffici materassi, la pubblicità dice: “ami le sfide? Diventa ambassador Manifattura Falomo“. La mia mente era già proiettata verso un test di materassi, “l’obbligo di dormire” per provare le diverse sensazioni…foto che ritraessero le mie dormite più profonde…

Qualche mese dopo squilla il telefono…sono stata scelta con altri sette ambassadors… rappresenteremo Manifattura Falomo alla MARATONA DI ROMA! “What?!? Una maratona? Io non l’ho mai fatta una maratona! Io corro al massimo 10km!“. Non lo sapevo ancora, ma è li che è iniziata la mia vera Maratona. É quando nasce l’idea nella tua testa che la tua mente sta già elaborando il film. Il primo meeting ambassador è stato nella sede di Manifattura Falomo a Pordenone, un weekend ricco di scambi e di nuove conoscenze. Persone con le quali di li a poco avrei condiviso lo stesso cammino.

In quei giorni conoscemmo il pilastro di questo progetto Andrea Falomo: un visionario, un outsider, colui che post maratona di Roma si mette in sella alla sua bici e dice “ciao io torno pedalando da Roma a casa mia, in Friuli”. Grazie a lui è stato possibile tutto questo: forte sostenitore dell’importanza del giusto riposo per gli atleti ci ha dotati del sistema letto Body Trainer, il materasso studiato appositamente per gli sportivi! A lui che va tutta la mia riconoscenza.

Ci siamo quindi affidati alle sapienti mani dell’artigiano Marco Tucci. Colui che ti cuce letteralmente gli allenamento addosso, su misura ed in ogni singolo momento. Marco non è solo un preparatore atletico, é molto di più: dicono che la maratona si prepari al 45% gambe 55 % testa e 5 % cuore, io credo che lui ci abbia preparato per 5 mesi con l’obiettivo di portare quel 5% a 100%! Il suo é stato un lavoro incredibile, ha preso otto sconosciuti e li ha portati ad un traguardo così importante senza sapere nulla di loro! Chissà quante volte durante le mie innumerevoli chiamate di crisi se ne sarà pentito!

…3…2…1… si parte! Tutto ha inizio il 10 novembre. con un test di 10km, a cui sono seguiti i primi allenamenti impegnativi, tre a settimana nel mio caso. Qui mi sento in dovere di ringraziare Luca per il sostegno e l’appoggio datomi durante tutto il lungo inverno, abbiamo corso in un circuito di 650mt, in qualsiasi condizione atmosferica, pre e post lavoro, a volte con scarsissime motivazioni e voglia di correre, per non parlare della fatica. In questi mesi ho capito come si prepara davvero qualcosa di importante, tutte quelle volte che faceva tanto freddo e avrei voluto solo stare al calduccio a riposare, indossavo le mie scarpette, mi coprivo con uno strato in più per farmi forza e poi via partivo! Ogni allenamento concluso con successo e contro ogni difficoltà mi faceva sentire più forte e non me ne rendevo conto, quella forza l’ho utilizzata al 33esimo km della Maratona di Roma. Dopo tanta fatica e le gambe pesanti sono riuscita a riprendermi dalla stanchezza, a tirare fuori la grinta e a non mollare un cm fino alla fine. Tutto questo grazie ai chilometri macinati durante il lunghissimo inverno.

La maratona é un viaggio che inizia prima di tutto nella tua testa, ti pervade il corpo e ti entra nei muscoli, nelle ossa, poi la senti nel cuore, ad ogni battito. La cosa incredibile è che sono 42195 m uguali per tutti, ma che nessuno vive in maniera uguale. Ciascuno dei 12000 iscritti la vive nel suo unico e indiscutibile modo, dal vincitore (Bekele, col tempo di 2:06, record nella maratona di Roma) all’ultimo arrivato.

Il giorno della gara mi sveglio elettrizzata, emozionata e un po’ spaventata. I primi chilometri si macinano facilmente, i rifornimenti sembrano davvero ravvicinati uno con l’altro ed il tempo vola. Ben presto raggiungo la mezza maratona, la prima metà della gara è andata, ma iniziano i primi dolori, inizia la stanchezza, mi fermo ad un rifornimento e cammino qualche minuto. Durissima ripartite… i rifornimenti dal km 22 in poi sembrano essersi dilatati, come se si spostassero sempre più in là e non arrivassero mai. Le gambe sono pesanti, legnose i chilometri dal 22 al 32 sono davvero duri.

Poi improvvisamente, vedendo il cartello indicare 33 ho pensato: “é fatta, è finita, sono praticamente arrivata…” ed ecco il 34, dico a Luca “mancano 5 km” e iniziamo a scherzare sul fatto che io sia pessima a fare i conti…poi capisce e mi dice “sì, mancano 5 km”.
37, 38: si entra nel centro storico, Via del Corso, Piazza del Popolo, la gente tifa, i turisti si girano verso di noi per battere le mani, qualcuno addirittura legge il nome sul pettorale e urla “forza Benedetta sei grande”.
39, 40: non smetto di correre, la mia mente dice “non si molla un centimetro, sei arrivata”
41, 42: Luca estrae il telefono e inizia a farmi un video, capisco di averlo fatto, di avere compiuto la mia impresa. Non smetto di correre, di superare altri atleti che hanno finito le energie.

Vedo l’arco… i sanpietrini non aiutano, bisogna alzare i piedi un poco più del dovuto per non rischiare di cadere, sento la musica e rivedo il mio film: quell’arrivo me lo sono immaginata per tutti i 5 mesi, per tutto l’inverno, ad ogni ripetuta mi vedevo arrivare sotto l’arco. Ma il mio arrivo é stato addirittura più bello di come avessi immaginato, perchè e stato mano nella mano con Luca, ed il bacio che ci siamo dati all’arrivo valeva molto più di qualsiasi parola.

Grazie @runrome per avermi fatto vivere tutte queste emozioni.