Hai presente quando vedi quelle foto pazzesche, sulle copertine di riviste come National Geographic o simili: notte stellata, una tenda illuminata e tanto silenzio. Ti dici subito “che figata, dev’essere pazzesco essere li”. Ma andiamo con ordine e facciamo un passo indietro. La verità è che non è tutto oro (o stelle) ciò che luccica! I disagi sono infiniti e tra poco li vedremo insieme: prima di tutto bisogna avere l’attrezzatura giusta, ma di questo ne parlerà Luca in un articolo specifico.

Ma partiamo dall’inizio.
Sono le 17:00 ci prepariamo e partiamo da casa alle volta del Monte Guglielmo.
Da Zone ci sono diverse vie di salita, noi scegliamo quella panoramica e più lunga ( 11 km 1300 D+) passando dalle Tredici piante e poi facendo tutta la salita sulle creste, da Punta Caravina, passando per Dosso Pedalta fino a raggiungere il Rendentore! 

Sappiamo che la partenza è ripida ed il caldo inaspettato di questi giorni non aiuta, quindi optiamo per un outfit leggero con short e maglietta. Dopo un’ora circa siamo alle Tredici Piante e facciamo la prima pausa, è solo l’Inizio dei grandi disagi: la salita sui prati è davvero tosta, spezza le gambe. Poi raggiungiamo la parte un pochino più tecnica, rocce sassi…e infine SBAM, eccoci a Punta Caravina! 

Inizia il freddo, il vento forte e costante, noi sempre in maniche corte e con tantissimo sudore addosso, non cambiamo il nostro assetto. La strada è molto lunga e ci sarà da sudare ancora. Luca estrae la macchina fotografica, due ragazzi con il parapendio ci lusingano con le loro evoluzioni sopra la nostra testa, immagini pazzesche, ma dietro a quegli scatti ci sono io: pelle d’oca costante dal freddo, labbra e naso gelati. E i miei soliti lamenti contro il povero malcapitato che è sempre lui, Luca! 

All’improvviso appare in lontananza il Redentore: la chiesetta/bivacco iconica. Mi faccio forza e sento che l’arrivo é vicino. (Ovviamente la percezione è ingannevole e mancano ancora 30 minuti di cammino!)

Sono le 20:15 e la tenda si monta velocemente, in pochi minuti siamo dentro, vorrei dire al caldo, ma non sarei onesta. Almeno siamo arrivati ed è ora di cena in vetta a base di orzotto con pesto di ortiche, una vera prelibatezza KM0. La notte trascorre con una serie di disagi: un materassino poco isolante, un sacco a pelo non del tutto adeguato per le fredde temperature notturne a 2000mt di quota. In qualche modo alle 5:30 Ci svegliamo…E VENIAMO IMMEDIATAMENTE RIPAGATI DA OGNI SFORZO. 

La prima immagine all’apertura della tenda è pazzesca. Ci si dimentica della fatica, come se il tempo si fermasse per pochi istanti, le luci dell’alba catturano lo sguardo e i pensieri svaniscono. La moka in vetta è speciale. Il profumo del caffè caldo a 1948 mt, immersi nella pace, sopra ogni cosa. Non sembrano esserci problemi lassù, tutto è lento, ha i suoi tempi e nessuno disturba quel ritmo di pace. 

Per noi invece il ritmo c’è ed è dato dalla lunga discesa, il mio punto debole (non che la salita sia proprio il mio forte!) lo zaino pesante non mi aiuta e nemmeno la fatica della sera precedente..
6:22 partenza dalla vetta 
7:45 arrivo a casa, grazie ad una serie di ripide scorciatoie 
8:45 BUONANOTTE A TUTTI (Luca ovviamente al lavoro)