Mi è sempre piaciuto andare controcorrente e ritrovarmi in posti solitari, in un mondo che ama gli affollamenti e le feste chiassose, andare a sud quando tutti vanno a nord e seguire le mie passioni perennemente fuori moda. La settimana di Ferragosto, in Italia, è il caos per eccellenza, così con pochi e selezionati amici, abbiamo scelto un trekking tanto bello quanto distante dalle mete mainstream.
Ci dirigiamo verso gli appennini, tra Marche ed Umbria, per esplorare i selvaggi Monti Sibillini. Abbiamo letto dell’esistenza del Grande Anello, percorso di oltre 120km, che compie un percorso circolare e permette di toccare gran parte delle bellezze del parco nazionale. Le fonti ufficiali parlano di 9 tappe, ma il tempo scarseggia e decidiamo di comprimerlo in 5 giornate, sapendo che ci sarà da faticare un pochino di più, ma la cosa non ci spaventa affatto.

Da veri Nomadi disadattati quali siamo, viaggiamo in 4 sul mio furgone, dormiremo tra Van e tenda per essere più flessibili durante i nostri spostamenti. La partenza è fissata a nord del Grande Anello, tra Fiastra e Bolognola, in un panoramico altopiano di cui ad oggi ignoriamo il nome. Alle 6.30 in punto, dopo una ventosissima notte, si parte alla volta del lontano borgo di Montemonaco: sono più di 30km con tanto dislivello, non si tratta di grandi salite alpine, continue fino alla vetta, ma di saliscendi spacca-gambe per attraversare vallate e foreste. In ordine passiamo da Pintura di Bolognola, località sciistica (che ho trovato abbastanza spettrale in veste estiva), da Garulla Superiore, dove apprezziamo l’ospitalità marchigiana, infatti la titolare di una locanda ci regala delle torte avanzate vedendoci affamati e stanchi, e da Rubbiano. Infine raggiungiamo la Fattoria dei Sibillini, agriturismo incastonato nei colli tra Rubbiano e Montemonaco con una bellissima vista sulla natura circostante.

Il caldo si fa sentire e per il secondo giorno decidiamo, dopo lunga analisi, una variante ad alta quota. Anzichè proseguire sul grande anello, dal borgo di Altino, prendiamo il bivio verso Cima della Prata, da cui parte una cresta che ci porterà direttamente sul Monte Vettore, la principale elevazione del gruppo. La grandissima fatica nel risalire i crinali erbosi, è ripagata con una giornata a due passi dal cielo: percorriamo in ordine il Monte Banditello, il Sasso d’Andrè, il Monte Torrone ed infine il Vettore. In quest’ultimo tratto veniamo avvolti completamente dalle nubi, che ci regalano una salita fresca, ma ci negano parte del meraviglioso panorama circostante. Non ci resta che scendere dal versante opposto, raggiungere il valico di Forca di Presta e riposarci presso il rifugio Mezzi Litri, dopo più di 2100 metri di dislivello positivo affrontati in giornata.

La terza giornata si presenta limpida, siamo al giro di boa ed inizieremo la risalita verso Nord, aggirando la sconfinata piana di Castelluccio di Norcia, giungendo in Umbria. Sbagliamo clamorosamente i calcoli sul chilometraggio ed i 19 km stimati diventano oltre 31, nemmeno l’ottima pausa pranzo al rifugio Perugia riesce ad alleviare le nostre fatiche, così raggiungiamo l’Agriturismo Antica Fonte davvero esausti, ma l’accoglienza della struttura, ancora una volta, ci stupisce. Immerso nel verde delle colline di Norcia, l’agriturismo ci accoglie in uno splendido dormitorio con ogni comfrot e le soprese non sono finite..c’è pure una tinozza idromassaggio dove poter rilassare le gambe stanche prima della cena.

Le ultime due tappe si snodano nel territorio umbro-marchigiano gravemente colpito dai terremoti del 2016, transitiamo nel comune di Visso per poi dormire a Cupi, una sua frazione, in un rifugio temporaneamente composto da prefabbricati, in quanto l’originale risulta tutt’ora inagibile. Dopo sei anni la devastazione è ancora ben presente e si intravedono solo timidi accenni di ricostruzione, ma mi astengo completamente dall’affrontare un discorso per il quale servirebbero conoscenze e competenze che non ho. Resta solo un po’ di tristezza per tanti bellissimi borghi ridotti a villaggi fantasma. All’indomani il nostro percorso di conclude con la salita che da Fiastra porta all’altopiano soprastante, con il lago alle spalle e il verde dei pascoli dinnanzi a noi. Il mio Van non si è spostato di un millimetro, ma scopro con sorpresa che è stato degustato da alcune simpatiche mucche, che hanno deciso di leccarlo per bene tutto quanto.

In conclusione il Grande Anello dei Sibillini è un percorso molto bello e vario, che alterna (media) montagna, boschi e borghi. Credo che il periodo perfetto per percorrere il percorso originale sia l’autunno, sia per la temperatura che per i colori della natura. Si tratta di un sentiero di difficoltà moderata, da turistico ad escursionistico, che permette di immergersi in uno degli angoli più remoti e dimenticati della nostra penisola.
Trovate la traccia GPS e la descrizione delle tappe sul mio profilo Wikiloc: TRACCIA E DESCRIZIONE DEL G.A.S. lasciatemi un commento ed il vostro feedback, mi sono impegnato parecchio con le descrizioni!

Alla prossima avventura!